Cancelletto di partenza
Una newsletter sugli incomprensibili sport invernali, per ovvi motivi, non può chiamarsi "Tomba".
Chi ha visto il film La Valanga Azzurra non può non ricordarsi di un personaggio. Viene presentato come un nonnino solare e di poche parole, di quelli che hanno sempre una parola buona anche quando tutto va male. Oreste Peccedi ha gli occhi lucidi, racconta, si commuove: riguardo la fortissima nazionale italiana degli anni Settanta, che ha contribuito a creare, dice che lui non era «nessuno e loro non erano nessuno, e insieme siamo diventati la squadra che ha fatto paura a tutti». A un certo punto, però, è arrivato un nuovo avversario: Peccedi capì che c’era un problema ascoltando questo giovane talento svedese. Quando Ingemar Stenmark sciava, non faceva rumore.
Benvenuti a INGEMAR, newsletter sugli sport invernali. Uscirà una volta a settimana, ma anche quando ce n’è bisogno: perché Federica Brignone ha vinto un altro oro ai Mondiali, magari, o se Davide Ghiotto scrive un altro impossibile record del mondo. D’estate ci sentiremo un po’ meno. Parlerà degli sport invernali tutti, pur sapendo che sci alpino is king e che quelli non-olimpici sono una nicchia della nicchia della nicchia (...) della nicchia. Perché un’altra newsletter, perché ora? Intanto per questo:
Mancano 365 giorni alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026.
E sarà una roba grossa. INGEMAR arriverà a MiCo26, poi vedremo. Per la quarta volta le Olimpiadi saranno ospitate dall’Italia, la terza per quelle invernali, a soli 20 anni di distanza da Torino 2006. Soprattutto, l’Italia si sta avvicinando alle Olimpiadi di casa con un’abbondanza di talenti, campionesse e fenomeni, che raramente si era vista negli sport invernali. E queste storie – sci alpino a parte – credo che spesso facciano fatica a uscire, a trovare il giusto spazio.
C’è una cosa che si dice degli sport invernali: che sono una nicchia e tale vogliono rimanere. Chi lavora nel settore lo definisce non solo chiuso, ma proprio avverso ad ogni tipo di apertura, cambiamento, novità. Ecco, a me questa cosa non piace: gli sport invernali, così come tutti gli altri, sono pieni di storie notevoli, che meritano di essere conosciute e spiegate a un pubblico più vasto possibile.
Capire tante dinamiche degli sport invernali è difficilissimo: a volte gli allenatori degli sci club stessi non hanno idea, a fine giornata, di quanti punti abbiano fatto i loro atleti in una determinata gara. Assurdo, no?
Certo, nel momento in cui scrivo questa newsletter ha esattamente zero (0) iscritti: quindi non sta contribuendo in alcun modo a spostare i riflettori. E questioni complesse come l’uso dell’acqua glicolata sulle piste da bob, storie umane e sportive incredibili come quella di Sofia Goggia, meritano spazio per essere approfondite. Proverò a farlo qui, un po’ per volta, con la stessa struttura che ha anche questa newsletter: una storia d’apertura lunga, poi tutto il resto, non meno importante.
Io, infine e sì meno importante, sono Michele Pelacci e scrivo in giro di ciclismo e sport invernali. Di questi ultimi, specie lo sci alpino, per Race Ski Magazine. Link ad alcuni dei miei pezzi già scritti altrove sull’inverno puoi trovarli qui.
Rivista (anche cartacea: del film di cui sopra ho scritto estesamente nel numero 178) che si occupa di sport invernali da oltre 20 anni, con Race quest’inverno sono stato alle gare FIS di Piz Sella, poi di nuovo in Val Gardena per la Coppa del Mondo. Fa ancora questa cosa, Race, che è fantastica ed è andare sul campo: prendere freddo là dove accadono le gare e provare a raccontarle non prima di tutti, ma bene. Per seguire la CdM, come la chiamiamo noi fan dei poligoni di Martin Uldal, siamo stati anche in Alta Badia, a Bormio e a Gurgl, in Austria. Sono stato alla Coppa del Mondo di snowboard cross a Cervinia (ne è venuto fuori questo pezzo), agli Europei di biathlon in Val Martello, e seguiranno trasferte apposta per questa newsletter. Costeranno, ma per un po’ va bene così.
Adesso, sempre per Race, sono a Folgaria a seguire l’Alpe Cimbra FIS Children Cup, una sorta di Mondiale di sci se hai 14 o 16 anni. È l’ex Trofeo Topolino, una gara dall’albo d’oro senza senso: Marc Girardelli, Benni Raich, Karen Putzer, Dominik Paris. Per questo primo numero della newsletter ci siamo conosciuti, dal prossimo numero cominciamo a fare sul serio. Così come stanno entrando nel vivo i Mondiali di sci alpino a Saalbach: al primo giorno di gara l’Italia ha vinto un inaspettato oro nel team event, tra poche ore c’è il superG femminile e abbiamo più di una chance di medaglia.
Ma sono anche in corso i Mondiali juniores di sci di fondo, a Schilpario, in provincia di Bergamo. Questo weekend in Val di Fassa c’è la Coppa del Mondo di ski cross e c’è un italiano fortissimo, Simone Deromedis, che cita Ayrton Senna e gasa parecchio.
Insomma, l’inverno è ancora lungo e ci sarà da divertirsi.
🔺 L’identità visiva di INGEMAR è opera di Fabrizio Forte. Una volta stavamo girando assieme in bici, lui ha forato, io gli ho dato una mano, e ha pensato di sdebitarsi creando logo, banner e tutto il resto. Il preavviso che gli ho dato è stato tipo di zero minuti, quindi un grosso grazie va a lui.
🔺 «Mi immagino ci saranno dentro tre paragrafi sul curling in Estonia, due su un fenomeno juniores dello sci di fondo, un link a una questione sulla sciolina che inquina e uno sulle olimpiadi 2030 in Francia che sono incasinate», mi ha scritto un amico col quale ho parlato del progetto di INGEMAR. Per le prossime puntate non c’è andato poi così lontano.
🔺 Due pezzi a metà tra lo statistico e l’amarcord di Gianmario Bonzi su Race. Come va l’Italia ai Mondiali di sci alpino? Generalmente malino. Come andò nel Mondiale di Saalbach 1991? Insomma.
🔺 A proposito di Saalbach 2025: l’Italia ha già vinto un oro, del tutto inatteso, nel parallelo a squadre. Intervistato da Ettore Giovannelli della RAI, uno dei membri del quartetto, Filippo Della Vite, ha riassunto con efficacia l’interesse attorno a una competizione perlopiù snobbata, ma che diventa tanto più importante quanto è migliore il piazzamento finale: «Vaffanculo gli altri, viva noi».
🔺 Una delle nazionali migliori finora nella stagione, tutti gli sport invernali compresi, è quella di biathlon francese. Uno dei suoi esponenti illustri, Emilien Jacquelin, era in testa con margine nella staffetta maschile di Coppa del Mondo ad Anterselva, è caduto e ha ammesso di aver pensato alla scivolata di Mathieu van der Poel ai Mondiali di ciclismo di Glasgow 2023.
Per questo episodio introduttivo va bene così, già fin troppo lungo. Mi interessa però sapere cosa ne pensi: puoi scrivermi via mail, su Instagram, su X/Twitter, per qualsiasi cosa. Tipo: di cosa vorresti leggere? La storia principale quanti caratteri dev’essere lunga al massimo? È meglio INGEMAR o Ingemar?
Ci sentiamo presto,
Michele